Il ritorno delle Leonidi
 Gabriele Vanin

[ Estratto da Astronomia UAI n.6, novembre-dicembre 1998 ]
 
 

Abstract

On the night between 17 and 18 november this year, or 1999, or perhpas both, we have a great chance to witness to a remarkable increase of activity of the famous Leonid meteor shower. The possibilities go from an activity majot then any other shower to a great storm. The geometrical circumstances seem favour East Asia this year and Europe next year, but it’s important to observe the whole night in 1998 and 1999 for not miss a marvelous and exciting spectacle.
 
 

Introduzione

Come molti sanno, nella notte fra il 17 e il 18 novembre di quest’anno, o dell’anno prossimo o, più probabilmente, di entrambi, c’è una possibilità, anzi, una fondata probabilità, di assistere a un notevole aumento di attività del famoso sciame delle Leonidi, associato alla cometa Tempel-Tuttle. Questo sciame, nel passato, è quello che ha prodotto alcune fra le più spettacolari piogge meteoriche mai registrate (v. tab. 1).
La speranza, naturalmente, è quella di essere testimoni anche questa volta di una vera e propria tempesta meteorica, ovvero alla caduta di migliaia di meteore all’ora.
Se sarà così, questa costituirà l’unica possibilità, per molti di noi, di assistere a uno dei più meravigliosi e nello stesso tempo inquietanti avvenimenti che la natura possa produrre.
Nelle righe seguenti troverete una guida a come cercare di vivere in modo più consapevole tale avvenimento.
 

Le maggiori tempeste meteoriche degli ultimi 200 anni
pioggia     anno *tasso orario        luoghi di osservazione
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Leonidi     1799  30 000     Sud America, Florida, Isole Britanniche, Germania
Leonidi     1832  20 000     Urali, Arabia, Mauritius, Nord Atlantico, Europa
Leonidi     1833  25 000     Centro e Nord America
Leonidi     1866  10 000     Europa
Leonidi     1867  1000       Nord America
Leonidi     1868  1000       Nord America
Andromedidi 1872  6000       Europa
Andromedidi 1885  75 000     Europa
Leonidi     1900  1000       Canada
Leonidi     1901  2000       Stati Uniti, Messico
Draconidi   1933  54 000     Europa
Draconidi   1946  10 000     Canada, Inghilterra
Leonidi     1966  150 000    Stati Uniti
Draconidi   1985  1000       Inghilterra, Giappone
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* si riferisce alle meteore effettivamente viste, o stimate, non allo ZHR teorico.
Il tasso delle Draconidi del 1946 e del 1985 è quello radar del 1946 e del 1985 è quello radar.
 
 

Le Leonidi nella storia

Il primo riferimento alle Leonidi risale al lontano 902. Come riferisce Condè (History of the dominion of Arabs in Spain, 1820), alla morte del re Ibrahim bin Ahmad, a metà ottobre del 902, "un numero infinito di stelle fu visto durante la notte, disperdendosi come pioggia a destra e a sinistra, e quell'anno venne conosciuto come l'anno delle stelle" [1].
In Italia l’evento fu considerato nefasto e collegato con l’invasione della Calabria e l’eccidio di Taormina, avvenuti in quell’anno a opera dei Saraceni [2].

Riferimenti si trovano anche in fonti cinesi: una cronaca cinese del 1002 dice: "Cadde una gran quantità di piccole stelle" [3].

Di nuovo di ambiente arabo è una citazione del 1202: "nella notte di sabato, nell'ultimo giorno di Muharram, le stelle ... volarono le une contro le altre, come uno sciame di cavallette" [1].

Venendo a epoche più recenti, presso i nativi sudamericani von Humboldt e Bonpland trovarono traccia di segnalazioni di piogge avvenute diverse volte nel passato, con una periodicità di circa 30 anni, l’ultima nel 1766.
Il 12 novembre 1799 essi stessi, assieme alle popolazioni del Venezuela, sbigottirono di fronte a uno spettacolo celeste senza precedenti. Bonpland riferì che si vedevano così tante stelle cadenti che "non c'era una regione più grande di tre volte la Luna che non fosse piena in ogni istante di meteore".
La pioggia fu anche vista in altri luoghi del Sud America e al largo della Florida.
A bordo della sua nave, alle 3 del mattino, Andrew Ellicott venne chiamato ad assistere al fenomeno, e lasciò scritto nel giornale di bordo che "l'intero cielo appariva come illuminato da razzi celesti, che scomparvero solo con il sorgere del Sole" [1].

Delle piogge del 1832, 1833 abbiamo già parlato in precedenza [4].
Aggiungiamo qui che lo storico R.M. Devens definì la tempesta meteorica del 1833 uno dei 100 eventi più memorabili dell'intera storia degli Stati Uniti, e raccontiamo il seguente aneddoto: un piantatore della Carolina del Sud fu svegliato dai pianti disperati degli schiavi della sua e di altre due piantagioni.
Sentì una voce che lo chiamava per nome e che esclamava "Oh mio Dio, il mondo è in fiamme!". Precipitandosi all'esterno non sapeva se meravigliarsi più per lo spettacolo celeste o per la moltitudine di neri, prostrati a faccia in giù, che imploravano Dio di salvare loro stessi e il mondo [1]. E indubbiamente molti pensarono che il mondo stesse per finire.

Abbiamo parlato anche del successo della previsione della grande pioggia delle Leonidi del 1866 [4]. È interessante riportare qui il vividissimo racconto dell'astrofilo inglese Robert Ball [1]: "Non dimenticherò mai quella notte. Quella sera io ero occupato nella mia solita osservazione di nebulose con il grande riflettore di Lord Rosse. Naturalmente sapevo che era stata predetta una pioggia di meteore, ma nulla di ciò che avevo sentito mi aveva preparato allo splendido spettacolo a cui avremmo assistito. Erano circa le 10 quando un'esclamazione del mio attendente mi fece distogliere dal telescopio, giusto in tempo per vedere una bella meteora attraversare il cielo. Fu subito seguita da un'altra, e poi da altre a gruppi di due o tre ... l'ultimo conte di Rosse mi raggiunse al telescopio e ... decidemmo ... di salire sulla sommità del muro del grande telescopio dove la vista poteva spaziare sull'intero cielo. Là, per le due o tre ore successive, assistemmo a uno spettacolo che non si cancellerà dalla mia memoria finché vivo. Le stelle cadenti gradualmente aumentarono in numero finché se ne vedevano diverse contemporaneamente ... provenivano sempre da est. Come la notte andò avanti, il Leone salì sopra l'orizzonte, e allora la caratteristica saliente della pioggia apparve evidente. Tutte le tracce si irradiavano da lì."
 

La tempesta che non venne

Ormai gli astronomi avevano compreso la natura delle Leonidi: evidentemente, a differenza di altri sciami, come ad esempio quello delle Perseidi, le polveri rilasciate dalla cometa Tempel-Tuttle erano ancora concentrate in una zona relativamente ristretta dell'orbita della cometa, in pratica intorno al nucleo, a cui la Terra si avvicina circa ogni 33 anni, in prossimità del passaggio al perielio della Tempel-Tuttle.
In questa occasione si verificano piogge molto spettacolari, mentre negli altri anni l'attività è quasi trascurabile (10-15 meteore per ora).

Il successo nella previsione delle tempeste delle Leonidi del 1866 fece pensare che l’evento si dovesse verificare con immancabile periodicità anche nel futuro. Così, tutti gli astronomi si attendevano un grande show per la fine del secolo quando, nel novembre del 1899, le Leonidi sarebbero tornate.

Gli inglesi Stoney e Downing si misero al lavoro, sfruttando i calcoli sull’orbita dello sciame effettuati una trentina di anni prima dal grande John Couch Adams, per calcolare esattamente le circostanze della pioggia futura. Tenendo conto delle perturbazioni di tutti i pianeti principali, si trovò che la tempesta avrebbe dovuto verificarsi alle 6 TU del 15 novembre 1899.
Nel 1898, le Leonidi produssero un certo aumento del loro tasso di attività, 50-100 per ora, e questo sembrò il segno dello spettacolo imminente.
Si creò una grande aspettativa anche fra il pubblico, che sperava di assistere a qualcosa di memorabile, come era già successo altre due volte nel secolo.

In verità Stoney, rifacendo i calcoli, si accorse che l'orbita delle particelle cometarie era stata modificata da incontri ravvicinati con Saturno, nel 1870, e con Giove nel 1898 e, a meno che lo sciame non fosse stato più largo del previsto, avrebbe mancato l'incontro con la Terra.
In effetti lo spostamento dei meteoroidi era stato di ben 1,75 milioni di km. Il 10 novembre Stoney informò la Royal Astronomical Society del fatto.
Troppo tardi: l'attività dello sciame raggiunse la miseria delle 40 meteore per ora e per le migliaia di persone in trepidante attesa fu una grandissima delusione.
Come ebbe a scrivere nel 1925 un grande esperto di meteore, Charles Olivier: "Il fallimento della previsione del ritorno delle Leonidi nel 1899 fu il peggior colpo mai sofferto dall'astronomia agli occhi del pubblico" [6].
Purtroppo la delusione impedì di continuare a tener desta l'attenzione sullo sciame e fece mancare l'appuntamento con due notevoli piogge che avvennero nel 1900 (circa 1000 meteore all'ora) e nel 1901 (2000), che furono viste da pochissimi osservatori nel Canada e negli Stati Uniti.
 

Una sorpresa dal buio della notte

Anche negli anni Trenta di questo secolo, come a cavallo fra Otto e Novecento, le Leonidi produssero un'attività minore.
Il tasso orario raggiunse dei picchi di 120 nel 1930, 190 nel 1931 e 240 nel 1932 [7], poi più niente. Fra l'altro la Tempel-Tuttle non fu riscoperta nel suo passaggio al perielio.
Si poteva pensare che essa avesse seguito lo stesso destino della von Biela, che aveva disperso le sue polveri su un'altra traiettoria.
Oppure che l'orbita dei meteoroidi, in seguito alle perturbazioni da parte dei pianeti maggiori, fosse stata modificata tanto che la parte più densa dello sciame non sarebbe più passata vicino alla Terra.

Tuttavia ci si sbagliava un'altra volta. L'attività tornò a crescere negli anni Sessanta.
Nel 1961 ci furono 50 cadute all'ora, nel '62 e '63 si ritornò alle 15-20, ma nel 1964 ce ne furono 40.
Nel 1965 si registrò un tasso di 120 all'ora [7], con diversi bolidi più brillanti di Venere che lasciavano scie persistenti per diversi secondi. Inoltre nello stesso anno la Tempel-Tuttle, persa per quasi un secolo, fu ritrovata.

Per l'anno successivo, comunque, non ci si aspettava granché.
Ecco invece che cosa accadde nella notte fra il 16 e il 17 novembre 1966, nel racconto di un testimone, Ken Croswell, un noto divulgatore statunitense (ancora una volta furono gli americani ad essere favoriti, come nel 1799 e nel 1833, in particolare, in questo caso, gli Stati Uniti centrali e occidentali):
"É mezzanotte e il Leone sta sorgendo. Sopra l'orizzonte nordorientale appare l'enorme testa dell'animale e, pochi minuti dopo, il suo cuore biancazzurro, la luminosa Regolo. Sopra la mia testa ogni tanto una meteora solca il cielo.
Il Leone si alza, Regolo scintilla luminosa, ma l'attività rimane debole. Alle 2 il tasso è di 30 all'ora. Le meteore sono veloci, molte sono brillanti, e diverse sono verdi o blu. Prendo nota di tutto, del colore, della luminosità, della traiettoria. Sono proprio Leonidi, ma il loro numero è così basso che comincio a pensare che gli esperti avessero ragione.
Alle 3 la costellazione è alta a est e finalmente il picco si alza: una, poi due, poi tre al minuto. Un senso di eccitazione mi prende. Vuoi vedere che sta per arrivare una grande tempesta come quelle del 1833 e del 1866? Diversi bolidi verdi sfrecciano nel cielo, esplodendo silenziosamente con una luce bianca. La pioggia si intensifica. Ci devono essere una dozzina e oltre di stelle cadenti al minuto e comincio a fare fatica a contarle.
Intorno alle 4:30 la pioggia diventa un furioso temporale, poi una tempesta turbinosa. Centinaia, poi migliaia di meteore vengono sparate attraverso il cielo. Riesco appena a stimarne il numero. Cinque al secondo? Dieci? venti? Non è possibile! 72 000 all'ora?!
Alle 5, il Leone è alto sopra la testa e sta vomitando meteore su meteore. Solcano velocissime il cielo e ho bisogno di piantarmi bene sul suolo per guardarle. Come quando si guida una macchina in una nevicata notturna, mi sento come precipitare nello spazio alla massima velocità, schiacciato nella densa nube di particelle che la Terra sta attraversando.
La tempesta dura un'ora, poi diminuisce d'intensità. Come arriva l'aurora e le nubi a est diventano rosso e porpora, lo sciame sta ancora producendo diverse meteore al minuto. Quando sorge il Sole sono esausto ma felice. Chi come me ha vegliato fiducioso quella notte, nonostante il parere degli esperti, ha assistito alla più grande pioggia meteorica del ventesimo secolo" [8].

Le stime del tasso orario di caduta furono molto variabili, andando dalle 10 alle 200 per secondo (720 000 all'ora!).
Stime abbastanza attendibili parlano di circa 150 000 all'ora, benché perfino questo valore sia stato criticato come eccessivo nel 1995 da Peter Jenniskens della NASA, che ritiene un tasso di 15 000/ora molto più realistico, sulla base delle osservazioni radar effettuate allo Springhill Meteor Observatory presso Ottawa [9].
Il lavoro di Jenniskens ha tuttavia provocato una piccata risposta di Bradford Smith, dell'Istituto di Astronomia di Hilo, nelle Hawaii, sostenitore del conteggio più ottimistico.

In una lettera a Sky & Telescope [10] Smith scrive fra l'altro: "Gli autori delle misure radar affermano che durante il picco di attività l'antenna si è saturata e le osservazioni hanno dovuto essere corrette per gli echi sovrapposti.
Perciò non vi è alcuna indicazione che le osservazioni radar siano correlate a quelle visuali ... La mia stima del picco orario fu, ovviamente, indiretta.
Con il cielo pieno di meteore e di scie a lungo persistenti, era impensabile contare il numero totale visibile in ogni momento. Io invece stimai il numero di meteore originantesi ogni secondo entro un'area selezionata di grandezza nota, eseguendo poi l'appropriata correzione geometrica ...
Mentre posso ammettere di aver sbagliato di qualche fattore, sono certo che la frequenza di cadute non può essere stata così bassa, quattro meteore al secondo, come suggerito da Jenniskens. Ogni volta che ripenso a quel memorabile mattino, credo che si trattasse di un numero almeno 10 volte superiore. Avreste proprio dovuto esserci."

Da notare che nel 1969 le Leonidi diedero un altro inaspettato sussulto di attività: negli Stati Uniti nordorientali se ne registrarono circa 240 all'ora.
 

Le Leonidi ruggiranno ancora?

La tempesta del 1966, dopo due colpi a vuoto, ha naturalmente rilanciato le aspettative per il 1998 e 1999, soprattutto dopo che la Tempel-Tuttle è stata riscoperta ed è passata al perielio, come previsto, il 28 febbraio 1998. Vedremo ancora qualcosa? E chi saranno i fortunati? Ancora gli Americani? I Giapponesi? Gli Europei? Rispondere è difficile, se non impossibile. Ma ci proviamo lo stesso.

Innanzitutto, si è visto che le Leonidi aumentano la loro attività nei sei o sette anni prima e dopo il passaggio al perielio della Tempel-Tuttle.
In questi anni lo ZHR è continuato ad aumentare, quasi a preludere a qualcosa di significativo (ricordiamo che il Tasso Orario Zenitale o, in inglese, Zenithal Hourly Rate (ZHR), è l'espressione di quante meteore un singolo osservatore vede in un'ora, estrapolata tuttavia immaginando condizioni ideali di osservazione, ovvero che il cielo sia perfettamente limpido, completamente sereno e libero da ostacoli naturali o artificiali, e che il radiante sia allo zenit: spesso, in condizioni cattive di osservazione, lo ZHR può essere anche dieci o venti volte più alto del tasso orario reale).
Nel periodo successivo al 1969 le Leonidi si stabilizzarono su uno ZHR di circa 15. Questo, fino al 1991. Ma in quell'anno si registrò un aumento, 35 [11].
Nel 1992 la Luna all'ultimo quarto, non molto luminosa, ma assai vicino al radiante, a circa 15°, disturbò le osservazioni, ma nel 1993 si registrò ancora uno ZHR di 35 [12].
Nel 1994 e nel 1995 si passò rispettivamente a 73 e 108, per giungere, nel 1996 e 1997, a 155 e 141 [13], superando l'attività delle Geminidi negli anni migliori e uguagliando quella delle migliori Perseidi e Quadrantidi.

Nel 1996 si videro anche moltissimi bolidi brillanti, con scie persistenti. Uno, addirittura, luminoso come la Luna piena, lasciò una scia che durò per sei minuti. Un altro lasciò una traccia luminescente nel cielo per 10 minuti [14].
Il picco si verificò alle 7 di TU, in pieno giorno da noi, ma la forte attività fu rilevata con il radar della stazione FISBAT di Bologna: nelle ore della massima attività, dalle 4 alle 8, furono registrati 117 echi, relativi però solo alle meteore più luminose della magnitudine 2 [15]. Di questi ben 59 corrispondevano a bolidi più luminosi della magnitudine –3, - 4!

Nel 1997 vi fu la Luna quasi piena a disturbare le osservazioni che, ancora una volta, non furono possibili visualmente dall’Europa. Infatti il picco fu registrato alle 12 TU.
Ancora una volta, e nonostante la Luna, furono registrati numerosi bolidi, brillanti fra la magnitudine – 4 e –9 [16].

Ovviamente, tutto ciò sembra di buon auspicio, visto che, fra l’altro, ricalca ciò che avvenne negli anni Sessanta prima della tempesta del 1966 (anche se qualcosa del genere capitò nel 1930, senza che a questo preludio in grande stile seguisse una degna esecuzione).

Nel 1981 Donald Yeomans ha analizzato accuratamente le passate registrazioni dello sciame delle Leonidi e, attraverso queste, mappato la distribuzione delle polveri attorno alla cometa, trovando quali sono le condizioni più favorevoli alla produzione di una grande pioggia [17].
In quasi 11 secoli di osservazione non sempre si sono avute delle piogge copiose. Perché avvengano, secondo Yeomans, occorre che la Terra passi attraverso quella parte dello sciame che giace all'esterno e dietro l'orbita della cometa e incontri così le polveri che vengono soffiate via dalla pressione di radiazione solare.

Infatti quando, fra il 1266 e il 1499, la Terra incontrò le polveri giacenti all'interno dell'orbita, si verificò soltanto una pioggia spettacolare, nel 1366; mentre dal 1666, da quando la geometria dell'incontro è simile a quanto prima tratteggiato, si sono avute numerose grandi piogge. Anche nel 1998 e 1999 questa situazione si ripeterà, come del resto avvenne nel 1833, 1866 e 1966.

Tuttavia questo non basta: anche nel 1900-1901 e 1931-1932 la geometria era la stessa, ma l'attività fu inferiore al previsto. D'altra parte, nel 1799 la terra incrociò l'orbita dello sciame davanti alla cometa e si verificò una pioggia spettacolare.

Tale comportamento irregolare, secondo Yeomans, è abbastanza facile da spiegare: le polveri sono distribuite attorno alla cometa in nuvole irregolari più o meno dense, per di più perturbate da eventuali rilasci di altre polveri dalla superficie del nucleo cometario.
Si può verificare una pioggia cospicua soltanto se il nostro pianeta incontra una delle nuvole più dense.

Purtroppo, attualmente la Terra si trova a passare più distante dallo sciame rispetto alle circostanze delle grandi piogge degli ultimi due secoli.
Nel 1799 la distanza era di 480 000 km, nel 1833 di 180 000 km, nel 1866 di 970 000 km, fra il 1899 e il 1901 mediamente di 1 700 000 km, nel 1932 di 930 000 km, nel 1966 di 460 000 km. Nel 1998 e nel 1999 sarà di 1 120 000 km.
D'altra parte il fatto che nel 1932 la distanza fosse simile a quella del 1866 e non successe nulla di particolare fa notare che anche questa circostanza da sola non è decisiva. Visto che la distanza quest’anno e l’anno prossimo sarà solo di poco superiore a quelle del 1932 e 1866, probabilmente dovremo aspettarci una frequenza di cadute compresa fra i massimi registrati allora, ovvero fra 240 e 10 000. Ma è solo un’ipotesi.

Ammettendo che la striscia di particelle polverose che darà luogo alla sperabile pioggia di fine millennio giaccia nel piano orbitale della cometa Yeomans ha calcolato gli istanti, fra il 1994 e il 2001, nei quali la Terra attraverserà questo piano.

Secondo Yeomans nel 1998 la Terra passerà sul piano dell'orbita della cometa il 17 novembre verso le 19:45 TU, esattamente 257 giorni dopo che la Tempel-Tuttle è transitata. Se in quel punto troverà una grossa nube di materiale meteorico in Europa non si vedrà niente, poiché mancheranno oltre due ore al sorgere del radiante, a meno che la tempesta non sia insolitamente lunga, come nel 1833. Ad essere favorito sarà il continente asiatico. La Luna sarà favorevolissima, pressoché nuova.

Nel 1999 la Terra giungerà sul nodo alla 1:50 TU del 18 novembre, 623 giorni dopo il passaggio della cometa (per confronto, nel 1966 la Terra passò 561 giorni dopo). Se vi sarà allora l'incrocio col materiale cometario il Leone sarà posto in posizione ideale sui cieli europei. La Luna sarà piuttosto luminosa, perché avrà passato da un paio di giorni il primo quarto, ma tramonterà verso le 24 TU, lasciando il cielo completamente buio proprio prima del previsto show.

É possibile che la tempesta abbia luogo nel 2000, ma è poco probabile, perché la Terra sarebbe troppo lontana dalla Tempel-Tuttle (passata ben 988 giorni prima al nodo). Comunque il passaggio sul nodo avrebbe luogo il 17 novembre alle 8:05 TU, privilegiando così gli Stati Uniti orientali, il Sud America, l'Atlantico. La Luna però disturberà non poco: all'ultimo quarto, sorgerà verso le 22:30 di ora locale, rimanendo in cielo per il resto della notte piuttosto vicino al radiante, a una ventina di gradi di distanza.

Naturalmente, è possibile che le Leonidi siano spostate di una certa quantità dal piano orbitale della Tempel-Tuttle e in questo caso il massimo potrebbe anticipare o ritardare anche di alcune ore. Per esempio, rimanendo ai casi più recenti, il massimo del 1965 anticipò di ben 13 ore, la tempesta del 1966 ritardò di un'ora, la pioggia del 1969 avvenne con quattro ore di ritardo. Relativamente agli ultimi anni, però, possiamo dire che il picco del 1995 avvenne con pochissime ore di ritardo [18], quello del 1996 esattamente all’istante previsto [15], quello del 1997 con un’ora e mezza di anticipo [16].

Certo è, comunque, che gli orari dati non vanno presi alla lettera anzi, per non rischiare di perdere un evento unico per poche ore, sarà opportuno osservare per tutta la notte, anche prima che il radiante sorga, poiché comunque le meteore che vanno verso ovest saranno visibili anche con il Leone sotto l'orizzonte, come già successe nel 1866.

È importante tenere presente che le nubi sono piccole, per cui la Terra ne attraversa una in un'ora o due al massimo. Quella incontrata nel 1966, per esempio, aveva uno spessore di 35 000 km (v. fig. 4), e la Terra la attraversò in un'ora. Pertanto, è possibile che l’evento sia visibile in uno spazio ristretto di longitudine.
Per le Leonidi questa condizione è ancora più critica che per gli altri sciami. Infatti, il 17 novembre, data del massimo, il radiante non è abbastanza ben osservabile prima della 1 di notte e quindi vi sono soltanto quattro ore e mezza, prima del crepuscolo, nelle quali sperare che la pioggia si verifichi.

É chiaro che potrebbe anche non aver luogo nessuna tempesta. Vale comunque la pena di osservare in quelle notti: male che vada, le Leonidi produrranno sicuramente, in uno di questi anni, una frequenza di cadute superiore a qualunque altro sciame.
Ma se andrà bene, chi assisterà a quella magica notte potrà avere l'esperienza unica di sentirsi letteralmente a bordo di un'astronave cosmica che solca lo spazio a una velocità vertiginosa, più che doppia (a causa della combinazione dei moti del nostro pianeta e delle particelle) di quella, 108 000 km all'ora, con cui la Terra si muove attorno al Sole!

Sarebbe comunque una pazzia rischiare di perdere questa ghiotta opportunità, la prima da trent'anni a questa parte, di assistere a un tale evento.
Infatti, secondo i calcoli di Marsden, Yeomans e di Gareth Williams del Minor Planet Center [19], la cometa Tempel-Tuttle due anni prima del suo prossimo passaggio al perielio, che avverrà nel 2031, sarà perturbata da Giove e la sua orbita si sposterà più lontano da quella della Terra, a 2 420 000 km, come avvenne prima della famosa pioggia mancata del 1899.
Nel 2031, quindi, non vi sarà alcuna possibilità di uragani meteorici. Ben difficilmente si avrà anche per il successivo passaggio al perielio della cometa, nel 2065, quando la separazione sarà di 2 185 000 km. Infatti, nel passato i vari eventi si sono prodotti solo quando la cometa è passata fra i 2,2 (all'interno) e gli 1,5 milioni di km (all'esterno) dall'orbita terrestre.
Insomma, prima di un altro secolo non vi saranno altre possibilità di veder scrosciare le Leonidi. La cosa potrà avvenire di nuovo solo nel 2098, quando la separazione diminuirà a 925 000 km.

Ricordiamo che le Leonidi sono molto spettacolari perché sono velocissime. Anzi, esse hanno proprio la velocità massima teorica di un corpo che collide con il nostro pianeta, 72 km al secondo, perché sono in moto retrogrado, come la cometa madre, attorno al Sole: il loro urto con la Terra è perciò praticamente frontale, dando luogo a stelle cadenti brillanti, veloci, colorate (di blu, di verde, di bianco), che lasciano scie persistenti, talvolta, come abbiamo visto, anche per minuti. Molte Leonidi osservate appena dopo il sorgere del radiante lasciano lunghissime tracce attraverso il cielo.

Ricordiamo anche che la posizione del radiante delle Leonidi è facilissima da trovare: essa giace all'interno dell'inconfondibile falcetto del Leone. Il radiante raggiunge la massima altezza appena prima che albeggi, verso le 5:30. Ricordiamo ai neofiti, tuttavia che, di norma, intorno al radiante non appaiono stelle cadenti. Questo è un punto di origine prospettica, dal quale le tracce divergono solo se prolungate all'indietro. Questo succede perché le scie delle meteore diventano luminose soltanto a una certa quota, quindi la prima parte del percorso apparente, spesso molto più lungo di quello percepito, non è per niente visibile. Speriamo comunque che non vi sia alcun bisogno di cercare la posizione del radiante per capire che quelle che osserveremo sono Leonidi o no, perché ve ne saranno talmente tante da non avere alcun dubbio!

Coloro che sono interessati a uno studio scientifico del fenomeno e a programmi di osservazione, sono invitati a contattare il responsabile della Sezione Meteore UAI o a consultare la pagina della Sezione all’indirizzo Internet:

http://astrolink.mclink.it/uai/sez_met/index.htm

   
Bibliografia

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