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La meteorite di Alfianello
caduta il 16 febbraio 1883

 

Matteo Chinellato
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La caduta della meteorite di Alfianello avvenne il 16 febbraio 1883 alle ore 14:45 pomeridiane.
Quel giorno il cielo era leggermente velato da uno strato di nubi, quando alcune persone, che stavano lavorando nei campi a pochi passi dal paese di Alfianello vicino a Brescia, videro apparire un grosso bolide infuocato e immediatamente udirono un grosso boato, che fece tremare i vetri delle finestre e spaventare gli abitanti del paese.
Lo stesso boato venne udito anche nelle città vicine come Crema, Cremona, Brescia, Mantova, Verona, Parma e Piacenza e si pensò fosse saltata in aria una polveriera.
Il tutto ebbe fine con un cupo tonfo che scosse il terreno tutto intorno.
A una distanza di 150 metri dal luogo della caduta si trovava il contadino Giulio Barbieri di 52 anni, che stava raccogliendo della legna. Fu testimone dell'evento e per la scossa provocata dalla caduta finì a terra come tramortito.
Dopo essersi ripreso dallo spavento, si diresse verso il paese per avvisare i paesani e durante il tragitto incontrò il sigor Vincenzo Boldoni, anche lui spaventato per l'accaduto.
Il Barbieri spiegò al Boldoni cosa era successo e si recarono tutti e due sul luogo della caduta.
La meteorite cadde in un campo coltivato a trifoglio di proprietà dei fratelli Domenico e Giuseppe Bonetta distante 250 metri dal centro abitato.
Secondo vari testimoni il bolide arrivò da nord-nord-est a sud-sud-ovest, però la penetrazione nel suolo risulta da sud-est a nord-est, traiettoria del tutto identica a quella della meteorite di Trenzano, caduta sempre presso Brescia nel 1856.
Quando il Barbieri e il Boldoni arrivarono, sul luogo trovarono un foro di circa un metro e mezzo di profondità e della larghezza tale da poter far passare un uomo. Subito la notizia si sparse per il paese e la gente accorse sul campo per vedere la meteorite, tra cui il muratore Domenico Chiari con una grossa leva di ferro.
I proprietari del campo, vedendo la gente calpestare il raccolto, iniziarono a mostrare il loro disappunto e uno degli stessi fratelli Bonetta prese la leva del muratore e iniziò a ridurre in pezzi il meteorite per poterlo estrarre fuori dal cratere e a far allontanare le persone, che stavano calpestando il raccolto, col risultato di distruggere del tutto la meteorite.


Frammento di 5106 grammi della meteorite di Alfianello
custodito nel Museo di Storia Naturale di Brescia


Mentre veniva brutalmente estratta dal cratere, la meteorite si divise in diversi pezzi tanto da far pensare che fosse già frantumata quando toccò terra.
Il peso della meteorite fu stimato attorno ai 200 kg (228 kg la massa confermata). Aveva una forma irregolarmente conoide con sporgenze e concavità tondeggianti, e presentava una crosta di fusione nera opaca e lucida, increspata o a grumetti in alcune zone.
In un frammento si potevano vedere delle screpolature nere, che dalla crosta partivano verso l'interno, fessurazioni visibili anche nella meteorite di Girgenti, il che fa pensare che la Alfianello possa essere anche una meteorite venata.
Sulla superficie della meteorite sono presenti molte "piezogliti" ora dette regmaglipti, cioè le fossette sulla superficie della meteorite, che compaiono quando questa entra nell'atmosfera.
Nel volgere di poco tempo la meteorite venne distrutta e molti frammenti furono portati via da diverse persone.
Un pezzo di 5,250 kg venne raccolto anche dal Sindaco del paese che le diede in dono all'Ateneo per ricerche scientifiche.
Per autenticare che il pezzo proveniva dalla caduta, venne circondato da una cordicella, fermata con un sigillo in ceralacca rossa con impressi il timbro del Comune e le iniziali del Sindaco.
Il giorno dopo la caduta, un pezzo della meteorite del peso di circa 100 grammi venne donato al sigor Giusto Gasparini, che lo descrisse come una roccia eruttiva a base di feldspato, come le pietre di Monselice che si trovano nei colli Euganei vicino a Padova. Però questo pezzo presenta una struttura granulare con molti punti giallolucenti di apparenza metallica e l'ago calamitato viene attratto.

La notizia della caduta arrivò fino a Bologna dal professor Bombicci e a Roma dal professor M.S.De Rossi, a cui furono inviati i giornali La Provincia e La Sentinella, che pubblicavano la descrizione della meteorite e alcune testimonianze.
In una lettera, l'abate Luigi Suggerente di Asola riferì che i frammenti della meteorite avevano l'aspetto di un minuto granito e un peso maggiore della barite.
I professori Bombici e De Rossi desideravano avere uno dei pezzi della meteorite, così il Bombici mandò un suo incaricato, il sigor Rizzatti, per l'acquisto di alcuni pezzi.
Questi non potè acquistarli visto l'alto prezzo, però recuperò alcuni frammenti a 1 km a sud dal luogo della caduta, che si rivelarono però delle scorie di fornace.
Il segretario dell'Ateneo scrisse due giorni dopo la caduta al parroco di Alfianello, don Domenico Rabaioli, per avere altre notizie sul fenomeno.
Il parroco rispose: " Giulio Barbieri (il contadino), vide in aria la pietra, ma non sa dire, per qual tratto, essendo la cosa accaduta all'improvviso: non vide né fumo né scintille, e non ebbe animo di avvicinarsi per timore di scoppio. L'aerolite all'uscir di sottoterra, era ancora caldo, cioè tiepido, e mandava odore di zolfo. Alla superficie era liscio, con una specie di vernice scura; non consta che vi fossero striscie bianche. "

Il Rizzatti pubblicò sul Don Chisciotte, un giornale di Bologna, una lettera dove informa che il professor Bombici acquistò un buon numero di frammenti del meteorite e che ne donò un frammento di 120 grammi alla collezione del Museo di Vienna che, già a quel tempo, contava ben 400 meteoriti.

In quanto alla composizione chimica, il professor Ragazzoni la classifica non uguale a quella di Trenzano, ma con molto meno metallo e prosegue: " Il metallo contenuto nella Alfianello ha l'aspetto di minuscole particelle rotonde sparse nella massa litoide di un colore grigio chiaro cenerino. La proporzione di metallo nella massa è di circa 68 per mille e il peso specifico della pietra può leggermente variare da una parte all'altra della massa, infatti alla temperatura ordinaria di 13° lo trovai di 3,470 e di 3,510 e risultò di 3,548 al prof. Pantanelli. Nella meteorite sono state trovate tracce di fosforo, sodio, nichelio e tracce appena sensibili di alluminio, manganese, cobalto, rame, calcio e potassio. Un frammento, dopo prolungata ebollizione con acido cloridrico fumante, ha fornito 14cc di idrogeno libero dal quale si sta cercando la provenienza, se proviene dall'acido o dal frammento ".

Le recenti analisi sulla meteorite di Alfianello l'hanno classificata come un chondrite del tipo L6, cioè a basso contenuto di ferro. La Alfianello è la più grande meteorite italiana caduta: ha una massa totale di 228 kg.
Molti frammenti si trovano nei musei di tutto il mondo tra cui: 1809 grammi al Museo di Geologia di Bologna, 1100 grammi all'Università di Bologna, 5106 grammi al Museo di Storia Naturale di Brescia, 5897 grammi al Museo di Budapest, 6834 grammi al Chicago Natural History Museum, 1449 grammi alla Copenaghen University, 1390 grammi al Museo di Storia Naturale di Cremona, 2698 grammi al London Natural History Museum, 7820 grammi al Museo La Sapienza di Roma, 7054 grammi alla Tartu (Dorpat) University e 3602 grammi al Museo Vaticano.


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