Mentre veniva brutalmente estratta dal cratere, la meteorite si divise in diversi pezzi tanto da far pensare
che fosse già frantumata quando toccò terra.
Il peso della meteorite fu stimato attorno ai 200 kg (228 kg la massa confermata). Aveva una forma irregolarmente
conoide con sporgenze e concavità tondeggianti, e presentava una crosta di fusione nera opaca e lucida,
increspata o a grumetti in alcune zone.
In un frammento si potevano vedere delle screpolature nere, che dalla crosta partivano verso l'interno, fessurazioni
visibili anche nella meteorite di Girgenti, il che fa pensare che la Alfianello possa essere anche una meteorite
venata.
Sulla superficie della meteorite sono presenti molte "piezogliti" ora dette regmaglipti,
cioè le fossette sulla superficie della meteorite, che compaiono quando questa entra nell'atmosfera.
Nel volgere di poco tempo la meteorite venne distrutta e molti frammenti furono portati via da diverse persone.
Un pezzo di 5,250 kg venne raccolto anche dal Sindaco del paese che le diede in dono all'Ateneo per ricerche scientifiche.
Per autenticare che il pezzo proveniva dalla caduta, venne circondato da una cordicella, fermata con un sigillo
in ceralacca rossa con impressi il timbro del Comune e le iniziali del Sindaco.
Il giorno dopo la caduta, un pezzo della meteorite del peso di circa 100 grammi venne donato al sigor Giusto Gasparini,
che lo descrisse come una roccia eruttiva a base di feldspato, come le pietre di Monselice che si trovano nei colli
Euganei vicino a Padova. Però questo pezzo presenta una struttura granulare con molti punti giallolucenti
di apparenza metallica e l'ago calamitato viene attratto.
La notizia della caduta arrivò fino a Bologna dal professor Bombicci e a Roma dal professor M.S.De Rossi,
a cui furono inviati i giornali La Provincia e La Sentinella, che pubblicavano la descrizione della
meteorite e alcune testimonianze.
In una lettera, l'abate Luigi Suggerente di Asola riferì che i frammenti della meteorite avevano l'aspetto
di un minuto granito e un peso maggiore della barite.
I professori Bombici e De Rossi desideravano avere uno dei pezzi della meteorite, così il Bombici mandò
un suo incaricato, il sigor Rizzatti, per l'acquisto di alcuni pezzi.
Questi non potè acquistarli visto l'alto prezzo, però recuperò alcuni frammenti a 1 km a sud
dal luogo della caduta, che si rivelarono però delle scorie di fornace.
Il segretario dell'Ateneo scrisse due giorni dopo la caduta al parroco di Alfianello, don Domenico Rabaioli, per
avere altre notizie sul fenomeno.
Il parroco rispose: " Giulio Barbieri (il contadino), vide in aria la pietra, ma non sa dire, per qual
tratto, essendo la cosa accaduta all'improvviso: non vide né fumo né scintille, e non ebbe animo
di avvicinarsi per timore di scoppio. L'aerolite all'uscir di sottoterra, era ancora caldo, cioè tiepido,
e mandava odore di zolfo. Alla superficie era liscio, con una specie di vernice scura; non consta che vi fossero
striscie bianche. "
Il Rizzatti pubblicò sul Don Chisciotte, un giornale di Bologna, una lettera dove informa che il
professor Bombici acquistò un buon numero di frammenti del meteorite e che ne donò un frammento di
120 grammi alla collezione del Museo di Vienna che, già a quel tempo, contava ben 400 meteoriti.
In quanto alla composizione chimica, il professor Ragazzoni la classifica non uguale a quella di Trenzano, ma con
molto meno metallo e prosegue: " Il metallo contenuto nella Alfianello ha l'aspetto di minuscole particelle
rotonde sparse nella massa litoide di un colore grigio chiaro cenerino. La proporzione di metallo nella massa è
di circa 68 per mille e il peso specifico della pietra può leggermente variare da una parte all'altra della
massa, infatti alla temperatura ordinaria di 13° lo trovai di 3,470 e di 3,510 e risultò di 3,548 al
prof. Pantanelli. Nella meteorite sono state trovate tracce di fosforo, sodio, nichelio e tracce appena sensibili
di alluminio, manganese, cobalto, rame, calcio e potassio. Un frammento, dopo prolungata ebollizione con acido
cloridrico fumante, ha fornito 14cc di idrogeno libero dal quale si sta cercando la provenienza, se proviene dall'acido
o dal frammento ". |