Si analizzarono altre meteoriti con i reagenti più strani come olio e spirito di vetriolo, liquido di
Saturno, sciroppo di viole, spirito di Corno di Cervo e spirito di vin ben sfiammato, in particolare la meteorite
di Albareto (caduta a Modena nel luglio del 1766 - Condrite L4) venne analizzata dal Tozzetti che rinveniva la
presenza di solfuro di ferro e giungeva alla conclusione, come accennato in precedenza, che i bolidi di Siena provenissero
da "un ammasso di pietra piritosa".
Dopo pochi anni, una importante notizia: a L'Aigle, in Francia, il 26 Aprile 1803, sono cadute, dopo bagliori e
boati, più di duemila pietre. Lo scienziato francese Biot (1774 - 1862) venne ufficialmente incaricato di
recarsi sul luogo e riferire i risultati della sua indagine di cui riporto alcuni stralci: "Non è proprio
a L'Aigle che è esplosa la meteora, è a una mezza lega di distanza.... Ho percorso tutti i luoghi
sui quali il fenomeno si è esteso: ho raccolto e messo a confronto tutti i racconti degli abitanti, infine
ho trovato le pietre stesse sul luogo di caduta, ed esse mi hanno mostrato caratteristiche fisiche tali che non
consentono di dubitare della realtà della loro caduta... Non si erano mai viste, prima dell'esplosione del
"6 Floreale", pietre meteoriche nella mani degli abitanti del luogo.... Le fonderie, le officine, le
miniere dei dintorni non hanno nulla tra il loro prodotti né nei loro residui di lavorazione che abbia,
con queste sostanze, il minimo rapporto. Nella regione non si vedono tracce di vulcani.... Lascio alla sagacia
dei fisici le numerose conseguenze che se ne possono trarre, e mi riterrei felice se essi constatassero che sono
riuscito a liberare da qualsiasi dubbio uno dei più sorprendenti fenomeni che gli uomini abbiano mai osservato". |